Chi vuole vivere bene e in modo significativo
deve contribuire ad arricchire la vita degli altri,
perché il valore di una vita si misura in base alle vite che tocca.
(Eirik Duke)
Questo mese il focus della nostra riflessione è sulle organizzazioni: parliamo di leadership come la capacità di sognare, amare e realizzare, in accordo con la nostra più elevata vocazione, attraverso una serie di spunti. Augurandoci che in queste nostre brevi riflessioni ognuno possa trovare qualcosa di utile per sé e per il contesto in cui opera.
Ricerca di senso e “capitale sociale”
In questo periodo in campo organizzativo sta nascendo un interesse diffuso per temi che hanno a che fare con la ricerca di senso e con l’attenzione all’essenza profonda della persona: ci ha colpito un contributo di Frattini, apparso su Linkedin (ottobre 2020) che, riferendosi anche a miti, simboli e archetipi, parla di “leadership spirituale”, convinto che <<la capacità di incorporare questi aspetti “filosofici” nel nostro modo di pensare possa avere una ricaduta molto concreta e misurabile sul nostro lavoro>>.
Altri, come Pelligra, (Sole 24 ore online, 4.10.2020) pongono l’attenzione alla necessità di “incrociare lo sguardo dell’altro” nei contesti organizzativi, perché <<lavorare significa umanizzare il mondo e questo trova senso solo se il lavoro è fatto con gli altri e per gli altri>>. Stanno nascendo esperienze come la “Scuola di Capitale Sociale” che vogliono promuovere questo tipo di cultura organizzativa in cui etica, ambiente e senso siano alla base dell’agire organizzativo.
La necessità di una svolta
L’esperienza di precarietà e fragilità che stiamo vivendo sta mettendo in luce la necessità di una svolta, anche nelle aziende, nel modo di organizzare il lavoro ma soprattutto di stare in relazione.
Cosa può favorire questa svolta? A cosa possiamo dare attenzione nelle relazioni all’interno delle aziende? Diamo alcuni spunti che ci sembrano importanti:
Integrazione e sintonizzazione
Ci sembra sempre più necessario che nelle organizzazioni, e tra le persone in genere, si attivi una “comunicazione collaborante”: una modalità di relazione che è resa possibile da processi di integrazione fra le varie parti del cervello (Siegel, 2009) e che “consente di ampliare la competenza delle nostre menti” (Cassoni 2004), generando una vera e propria sintonizzazione.
Protezione e solidarietà
Il compito del leader è dunque quello di favorire questi processi, attivando le necessarie protezioni perché si generi un clima relazionale di benessere e di supporto reciproco, consapevoli che “il benessere di ciascuno è legato al benessere di tutti” (Eirik Duke). Sapendo anche che, laddove aumenta il benessere, aumenta anche la produttività.
Una nuova narrazione
Scrivendo una storia si comprendono e si integrano i diversi punti di vista con l’obiettivo di “prendersi cura” delle organizzazioni: mediante la narrazione, il manager crea il significato attraverso la sua percezione, i suoi stimoli, le sue associazioni e la sua immaginazione, e comprende che cosa ha sentito, pensato e fatto insieme ai colleghi in modo più intuitivo e profondo.
Raccontarsi una storia diversa può aiutare a far emergere i fattori emozionali connessi che incidono sulle vicende dell’organizzazione, perché si coniugano la competenza tecnica con quella emotiva. Si possono così sviluppare capacità insperate di attenzione, riflessione, rappresentazione e connessione tra colleghi, che alimentano le energie e guidano nelle azioni.
So-stare diventa il nuovo tempo: quello della precarietà e dell’attesa che non provoca angoscia o panico ma ci prepara a far fronte a quel che deve accadere.
(G. Salonia)