Qui di seguito l’articolo di Alessandro Garuglieri per Toscana Oggi del 22 Settembre 2024
L’inizio della scuola risveglia dalla memoria degli adulti ricordi antichi e complessi. Ognuno di noi riaccende dentro di sé le emozioni vissute nelle ripartenze: le novità, i salti evolutivi e le scoperte che portavano con sé. Guardandoci indietro, possiamo facilmente ricordare come ci sentivamo di fronte alle sfide di quei momenti: paure, entusiasmo, indifferenze, trepidazioni… Questo insieme di emozioni, unico per ciascuno, poteva generare energia, paralisi oppure le infinite sfumature che vi sono nel mezzo.
Questa incertezza rispetto al futuro, tipica di ogni inizio, ci ha accompagnato in realtà per tutta la vita, lasciando segni profondi nel nostro impianto emotivo. Riflettendo su di essa, scopriamo che il senso di sicurezza è stato ciò che sottotraccia ha guidato il modo in cui abbiamo governato questa incertezza, sia che ci fosse sia nella sua assenza. Quando parliamo di sicurezza psicologica ci riferiamo alla percezione di trovare sé stessi anche in mezzo alle turbolenze emotive ed esistenziali, di sentire di avere un valore, di potersi mettere in gioco di fronte alle avversità con un consistente senso di speranza in sé e negli altri.
La scuola gioca un ruolo centrale in questo delicato equilibrio. Con il suo impianto normativo, con la presenza di adulti dotati di un ruolo codificato, con il tema delle prestazioni e dell’apprendimento pone inevitabilmente una grande sfida sul piano della sicurezza psicologica. Uno degli insegnamenti più preziosi che abbiamo appreso in oltre vent’anni di lavoro nelle scuole è che la sicurezza psicologica è fondamentale per un apprendimento efficace e una crescita integrale. Studi recenti confermano che quando gli studenti si sentono sicuri e protetti, sviluppano relazioni più forti e una maggiore fiducia in sé stessi, con evidenti benefici anche sul rendimento scolastico. Il risultato della sicurezza psicologica è quello che con il gruppo di lavoro di Doceat chiamiamo il Ben-Essere, ossia la possibilità di stare bene non tanto da un punto di vista sintomatico e riferito al proprio sé, ma come una esperienza comunitaria e generativa, dove il proprio personale talento è frutto di relazioni sane e contribuisce al miglioramento della propria e altrui vita.
Oggi la scuola rischia di perdere la consapevolezza del suo ruolo nella crescita integrale degli studenti, concentrandosi solo sull’istruzione. In un mondo sempre più complesso, la scuola non può ignorare il suo contributo alla sicurezza e alla crescita collettiva delle nuove generazioni. Un dato allarmante della Commissione Europea rivela che il 40% degli adolescenti europei prova spesso sensazioni di tristezza e ansia. Dall’altra parte la ricerca scientifica dimostra infatti che il benessere a scuola porta a un miglior rendimento, a un senso di comunità più forte e a una vita più piena e soddisfacente. Così ci siamo chiesti: come possiamo favorire il benessere e la sicurezza degli studenti? Come possiamo aiutarli a sviluppare consapevolezza di sé, resilienza, e a vedere i propri limiti come opportunità di crescita?
È con queste domande in mente che come associazione Doceat abbiamo proposto a un liceo di Firenze un progetto permanente per supportare il senso di sicurezza nel contesto scuola. Con il finanziamento dell’Ente CR Firenze all’interno del progetto PINS 5 sono state trovate le risorse, grazie anche al partenariato dell’associazione Alesia 2007 Onlus, che si occupa da 20 anni di prevenzione e sensibilizzazione al tema del disagio in età evolutiva.
Con questi intrecci relazionali e trasformando le domande in obiettivi è nata allora l’idea della “Stanza del Ben-Essere” presso il Liceo Castelnuovo di Firenze. Questa stanza è molto più di una semplice “sala relax”: è un laboratorio permanente di crescita e consapevolezza, un luogo dove gli studenti possono riflettere su sé stessi, rielaborare e trasformare momenti di difficoltà, trovare supporto e strumenti per affrontare le sfide emotive ed esistenziali.
Il progetto è stato sviluppato con il coinvolgimento degli studenti e dei docenti, che hanno contribuito a definire attività, arredi e finalità della stanza. Dopo una fase di progettazione e di prove iniziali, quest’anno la stanza sarà ufficialmente disponibile. Gli studenti potranno accedervi per utilizzare materiali creativi, meditare, scrivere, ascoltare musica o partecipare a incontri formativi e gruppi di crescita guidati da professionisti.
Inoltre, la stanza sarà un rifugio per chi attraversa momenti difficili, un’alternativa alla classica infermeria dove poter trovare un ambiente accogliente e supportivo. Una regola fondamentale: chi entra non può uscire senza lasciare un pensiero per chi verrà dopo. Il miglioramento personale diventa un atto di condivisione, un impegno verso la comunità. Il Ben-Essere è una ricerca collettiva e non un traguardo personale.
Partendo dagli studenti e attivando i docenti nella cura della stanza, il futuro obiettivo sarà trasformare questa speciale e singola aula in “un’aula diffusa”: la cultura del benessere deve diventare trasversale nelle prassi didattiche, relazionali e organizzative. Potranno nascere così idee innovative di arredo e cura delle aule di tutta la scuola, potranno crearsi pratiche di gestione delle emozioni durante la didattica anzichè in uno spazio isolato, potranno nascere laboratori misti tra i vari ruoli scolastici che si interrogano sul ben-essere e la cura di sè. Sappiamo che i servizi psicologici a scuola funzionano se non si auto-confinano dentro la stanza della consultazione: così anche la Stanza del Ben-Essere sarà efficace se si creerà una osmosi tra questa esperienza e il contesto scuola più ampio. Non si tratta quindi di un progetto temporaneo o curricolare, ma di un vero e proprio innesto culturale nella struttura scolastica, mirato a sviluppare ben-essere per gli adolescenti di oggi.