La gentilezza nei gruppi: una rivoluzione dolce
La gentilezza è uno strumento silenzioso ma potente, che ha effetti benefici in ogni fase della vita e particolarmente all’inizio del percorso di sviluppo sociale ed emotivo. Per bambini e ragazzi il luogo dove apprendere la gentilezza è il gruppo familiare e sociale: al suo interno ci si può allenare alla delicatezza e all’amorevolezza con sé stessi e con gli altri, e si può imparare a dare riconoscimenti agli altri, a mostrare attenzione per chi sono e ciò che fanno per evitare possibili disagi, sintomi depressivi, ritiri sociali e dipendenze.
“Riconoscere” l’altro significa infatti attestare all’altro che c’è, in qualsiasi modo esso sia. Esserci nei propri comportamenti, nei propri pensieri e nelle proprie emozioni, fornisce il nutrimento minimo delle relazioni umane: ciò che legittima l’esistere. La mancanza di riconoscimenti strutturanti, sia positivi che negativi, riduce le possibilità di crescita durante lo sviluppo e prepara purtroppo adulti che, a loro volta, saranno educatori con alcuni limiti. In una dinamica di questo genere la gentilezza diventa lo strumento principe per permettere di attivare il confronto con l’altro, tenendo a bada paure e rabbie che possono originare dall’incontro con l’altro nei contesti familiari e sociali e che non possono e non devono essere negate o messe da parte.
Il gruppo familiare e sociale è il luogo dove bambini e ragazzi si possono allenare alla gentilezza, dandosi il tempo per essere delicati e amorevoli con sé stessi e con gli altri.
Restare in contatto con le emozioni di rabbia e di paura è vitale, tanto per gli adolescenti e i loro gruppi di appartenenza, quanto per gli adulti che vogliono accompagnarli verso passaggi evolutivi sani. Se infatti gli educatori, magari guidati da quadri di riferimento a volte rigidi e dal desiderio che tutto sia calmo davanti alle proprie paure e credenze personali rischiano di immobilizzarsi e di reagire dicendo ai ragazzi: “Non devi avere paura; non devi essere arrabbiato; non devi vergognarti” facilitano, con queste frasi killer, l’alzata delle difese dei ragazzi e, delegittimando le loro emozioni, ampliano la distanza nella relazione che non aiuta il processo di crescita.
Per questo la gentilezza ha una grande importanza anche per gli adulti: ricevendo una cura gentile anche loro possono infatti ri-connettersi alla propria capacità di aver cura di loro stessi e possono tornare a loro volta a prendersi cura in maniera più consapevole dei ragazzi a loro affidati. Attraverso la formazione, i gruppi di supervisione e l’accompagnamento psicologico gli educatori possono diventare per gli adolescenti esempi credibili ed efficaci, che non si limitano ad “avere cura di loro”, ma possono diventare “cura” per sé stessi e per gli altri. Ritrovando la propria capacità di stare meglio e di aumentare la gentilezza soprattutto verso sé stessi, infatti, gli educatori possono tornare ad offrire il meglio di loro ai propri ragazzi: una vera rivoluzione culturale.
Attraverso la formazione, i gruppi di supervisione e l’accompagnamento psicologico gli educatori possono diventare per gli adolescenti esempi credibili ed efficaci, che non si limitano ad “avere cura di loro”, ma possono diventare “cura” per sé stessi e per gli altri.
Tutto questo vale anche per gruppi e contesti non necessariamente educativi: possiamo applicarlo, ad esempio, alle équipe di lavoro e a chi ha ruoli di leadership. Anche per un leader è fondamentale avere attenzione e gentilezza verso di sé e verso i membri della propria squadra, essere consapevole delle proprie emozioni e legittimare quelle dei collaboratori. È in questo modo, infatti, che si genera una relazione sana, capace di favorire un clima disteso, di maggior collaborazione ed entusiasmo verso gli obiettivi lavorativi. La gentilezza, in tutte le fasi della vita e dello sviluppo, consente di rinnovare la propria forza vitale e la possibilità di orientarsi verso nuove prospettive e orizzonti inediti.