Reciprocità per ripartire
Settembre è da sempre un momento di “ripartenza”: dopo lo stacco estivo si riparte con nuovi programmi al lavoro, ripartono le scuole, e molte attività nella vita pubblica e privata. Ripartono anche i ritmi di “prima delle ferie”, a volte frenetici, e riprendono i modi consueti di stare insieme alle persone con cui lavoriamo, stiamo e viviamo. Non sempre è facile rientrare in sintonia con gli altri e con le situazioni in cui passiamo gran parte del nostro tempo.
Abbiamo bisogno di riattivare quell’essenziale capacità di sintonizzarci con gli altri che abbiamo come “dotazione di serie” fin dalla nascita. Si tratta di una capacità che ci permette di non reagire ai momenti di tensione o di difficoltà in modo passivo, a volte poco utile per noi e per chi ci sta accanto, ma al contrario di essere recettivi, capaci cioè di stare con gli altri e con noi stessi in modo equilibrato e sereno.
Se si rimane passivi è come se partisse la “musica dello squalo”, quella del celeberrimo film di Spielberg: davanti a un comportamento dell’altro che reputiamo non accettabile il nostro vissuto ci riporta al passato, a momenti analoghi già vissuti con quella persona o con altri (o anche da soli), e ci fa reagire a ciò che è accaduto – e che magari potrebbe ripetersi in futuro- invece che stare nel momento presente.
Alcuni accorgimenti possono invece aiutarci a mantenerci recettivi nei confronti delle persone con cui viviamo, lavoriamo e siamo in contatto, a partire dal chiederci: “Perché lo fa?”. Il comportamento umano, infatti, ha sempre una causa e un perché.
Che si tratti di un collega o un collaboratore al lavoro, uno studente a scuola, un figlio a casa, ma anche di noi stessi, andare “a caccia dei perché” vuol dire chiedersi con autentica curiosità cosa sta succedendo o è successo dentro la persona che si ha davanti, o dentro di noi, per manifestare quel comportamento che ci appare così incomprensibile o irritante. In questo modo possiamo evitare di porci immediatamente in conflitto con l’altra persona, possiamo porre attenzione a “come” sta, a quale emozione manifesta, a come si muove o parla, con quale ritmo della voce e del corpo e possiamo porre anche noi attenzione al “come“ ci mettiamo in relazione con lui o lei, quasi come in una sinfonia.
Si tratta dello stesso processo che, ad esempio, attivano le mamme con i bambini piccoli, quando usano la voce come un ponte nella relazione e sfruttano i ritmi e i suoni come il primo codice con cui impariamo reciprocamente a stare insieme. È con la voce che la madre riproduce il “profilo dinamico” dei gesti compiuti dal bambino: un gesto rapido con un ritmo veloce, un movimento in alto con un suono acuto e così via.
Utilizzare questo modello di sintonizzazione, che ognuno ha dentro radicato nelle memorie del corpo, può esserci d’aiuto per creare e mantenere armonia nelle nostre relazioni attraverso veri e propri “riti” di reciprocità: gesti che generano in noi, prima che immagini e pensieri, sostanze chimiche che ci aiutano a gestire l’agitazione e ad attivare quelle parti del nostro cervello che ci consentono di fronteggiare le minacce o di uscire con creatività dalle situazioni problematiche e di conflitto. Oppure che, semplicemente, ci regalano un senso di benessere fisico e mentale che ci rende capaci di “essere con” l’altro e con noi stessi in maniera sana e autentica.