“UNIRE I PUNTINI”:
creare qualcosa di nuovo per dare forma al proprio destino
Vogliamo concludere quest’anno con una riflessione sull’uso dell’arte con gli adolescenti. Siamo infatti convinti che le arti – tutte le arti – possano essere uno strumento potente per conoscere e far crescere il proprio Sé, perché consentono di sperimentare le proprie capacità e acquisire competenze interdisciplinari. E possiamo affermarlo perché lo abbiamo toccato con mano nei nostri anni di lavoro con gli alunni di diversi licei dell’Italia centro-settentrionale. Operando con loro abbiamo infatti sperimentato come i percorsi artistici siano un fondamentale strumento di cura per i ragazzi perché, percorrendoli, loro possono, per così dire, “unire i puntini”, vale a dire dare nuovamente una coerenza, un filo, un percorso logico a quelle parti del Sé che i traumi pandemici hanno scisso o negato, e quindi riappropriarsene.
L’arte come ponte relazionale e comunicativo
L’uso dei linguaggi artistici per prendersi cura degli allievi ha un effetto molto importante, ovvero la creazione di un ponte relazionale che permette diversi tipi di comunicazione tra insegnante, alunno e psicologo, e ognuno di questi non fa che favorire la funzione immaginativa dei ragazzi.
Inoltre questi tipi di comunicazione permettono loro di sperimentare l’Altro da Sé attraverso tutte quelle simbologie che riecheggiano nel loro mondo interno, ma di farlo in un ambiente sicuro e protetto, nel quale non è fondamentale trovare immediatamente una connessione con il mondo reale ma è possibile passare da uno stato emotivo ad un altro. Così facendo, gli alunni rafforzano le connessioni fra immagine, cervello, emozione, cognizione e infine apprendimento: uniscono, appunto, i puntini.
Un altro lato positivo dell’uso delle arti, in questo senso, è la capacità che danno ai ragazzi di esprimere le loro istanze emotive inespresse. I prodotti artistici che hanno creato nei loro percorsi interdisciplinari diventano infatti “oggetti transizionali”, visto che contengono parti del Sé tramite le quali diventa possibile per gli insegnanti e gli psicologi scolastici dialogare con i ragazzi e utilizzare quei simboli che emergono, all’interno di una relazione educativa e di cura . Di conseguenza creare un meme o un curriculum visivo ed emotivo, scrivere una poesia, fare una scultura, dipingere una tela o comporre una canzone sono tutte attività che richiedono ai ragazzi di esercitare sia la capacità di autoregolarsi che quella di saper accettare ciò che emerge dal loro inconscio, imparando a stare in contatto con i propri impulsi. Per gli adolescenti queste sono abilità preziosissime, perché li aiutano ad integrare le parti del Sé attivate da questi passaggi, generando nel gruppo-classe un “percorso di restauro” che passa dal contenimento delle ansie distruttive e degli elementi scissi o negati del Sé.
I processi creativi tra identità e gioco
Usare gesti creativi per auto-rappresentarsi, però, può generare anche timore nei ragazzi, perché li mette davanti alla loro identità: un’identità che in questa fase della loro vita è incerta, in continua evoluzione e trasformazione. Per questo motivo usarli all’interno dei percorsi creativi che abbiamo descritto li può aiutare a ricostruirla e svilupparla. La rappresentazione simbolica intrinseca alla produzione degli oggetti artistici permette infatti ai ragazzi di dare un significato, e quindi un senso, a quelle nuove forme di raffigurazione del Sé che emergono in questa fase di vita particolarmente critica.
Gli adolescenti possono così rappresentare le diverse parti del loro Sé tramite elementi simbolici, in un certo senso “guardandosi da fuori” mentre creano la loro opera d’arte. In questo modo divengono gradualmente consapevoli del fatto che possono far dialogare il mondo “dell’essere” – che è interno e inconscio – con il loro mondo esterno e concreto, e questo attraverso l’atto della creazione artistica, del “fare”. E bisogna anche considerare che il “come” ogni ragazzo e ragazza lavorano può fornire altrettante informazioni utili di quanto fa il “cosa” realizzano in questo suo percorso: di conseguenza la produzione conta almeno quanto il prodotto finito nel rivelare la loro identità in divenire. Infine, questo processo educativo e terapeutico insieme ha una indiscutibile componente ludica: è vissuto in modo giocoso, e questo aiuta naturalmente gli adolescenti a focalizzare la loro attenzione sul “qui e ora”. Questo dialogo interno-esterno-interno in un’esperienza mente-corpo completa, permette una comunicazione tra emozione, bisogni, sensazioni, pensieri e volontà, aiutando gli alunni a sentirsi liberi di essere sé stessi.
Il nostro regalo di Natale
Vogliamo adesso concludere quest’anno di appuntamenti con voi sul nostro blog con un regalo: si tratta di un esercizio che potete facilmente fare anche a casa, ed è lo “Scarabocchio ad occhi chiusi”. Sappiamo che sembra ridicolo a leggersi, ma credeteci, è un’occasione per entrare in contatto con la vostra corporeità e sviluppare la vostra immaginazione. Prendete un pastello a cera, o una matita colorata a punta grossa e morbida, e un bel foglio bianco: se possibile attaccate quest’ultimo al tavolo con dello scotch. Poi mettete un timer da 30 secondi nel vostro telefono, chiudete gli occhi e appoggiate la punta della matita o del pastello nella zona centrale del foglio. Provate a disegnare ad occhi chiusi: non sbirciate e non preoccupatevi del risultato finale. Lasciate solo che la vostra mano segua la vostra immaginazione. Quando avrete finito aprite gli occhi, osservate il vostro disegno e chiedetevi: cosa rappresenta? Cosa manca? Cos’altro potrebbe diventare? Soffermatevi anche sulle emozioni che state provando osservando il vostro oggetto artistico. Una volta fatto questo, potete portarlo a termine (questa volta ad occhi aperti!), aggiungendo dettagli e rifiniture e, infine, un titolo simbolico.